Note di cinema dal deserto – L’armonica di Charles Bronson

Sento il suono di un’armonica.
E’ un sibilo che pare lontano, eppure mi scuote il padiglione auricolare.
Allarmato, mi guardo svelto nella notte, ma vedo solo l’eco di alture impervie.
Chico è lì che riposa.
Il fuoco tace appena, morto stecchito sul suo stesso fumo.
Mi riassopisco.
 
L’armonica torna, stavolta più lancinante.
Appoggio la mano sul calcio della pistola.
Non mi fido.
Quel suono ha il rumore sinistro di un mondo passato.
Lo stesso che accompagna il cervo a morire quando l’ora è fatta.
Lo stesso che ogni autunno segue il volo dell’aquila cercando di deviarne la traiettoria.
 
Chico ha alzato le orecchie.
La nenia monocorde dello strumento ora ha assunto tratti ossessivi.
Continuo ad osservare l’impercettibile buio che mi circonda.
Striscio come un serpente allontanandomi dal fuoco.
Un albero mi farà da scudo.
 
L’armonica adesso mi graffia la schiena.
In vita mia ne ho viste tante, ma questo fiato interrotto non l’avevo mai provato.
Deve essere una sorta di tortura.
Una minaccia con le sembianze di uno strumento.
Non so neanche chi sia a soffiarci dentro la sua fredda disperazione.
Se un cacciatore di taglie, uno sceriffo, o un bandito come me.
Se un ubriaco, o uno stolto con vene suicide.
Se un folle, o un uomo in cerca di vendetta. 
«Sai solo suonare o sai anche sparare?», urlo come un Cheyenne qualsiasi.
Il silenzio mi risponde, freddo.
Poi il sibilo riprende, sempre più distante.
Risuona ancora, ma sembra un’eco remota.  
Ed io sto qui, impietrito, a domandarmi se è proprio me che cercava.
Oppure se vibra nell’aria da sempre, a stanare i passi del fantasma che fu. 
Adios
Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez

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2 commentiLascia un commento

  1. Wow!


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