Allucinazioni – “Lei”

La sua voce assomigliava al rumore dell’acqua che accarezza gli scogli quando il mare è calmo. Era un vibrare soave, un suono appena distinto, un’ode d’ispirazione antica che si spargeva nell’aria come una pozione magica.

Il suo viso pioveva giù dal cielo in una notte stellata, luminoso e raggiante. Restavo lì, incollato, ad osservarlo mentre disegnava traiettorie sconosciute.

Le sue mani levigavano ogni istante, poi dipingevano l’abbraccio definitivo, da cui desiderare di fuggire era impossibile. Nessuno mai riuscì a cingerle in maniera così perfetta.

Il suo sorriso mi tagliava in due.

Sulle sue gambe avrei poggiato le guance in eterno.

Odiavo le parole che pronunciava, perché amarle era troppo semplice.

Tutti i suoi gesti li scolpivo nella mente a futura memoria, come il numero dei capelli che le scendevano leggeri sulle spalle.

Ne seguivo i passi, ogni ora, anche da lontano ero lì con lei, invisibile, perché il sentimento più puro e semplice rinuncia anche ad apparire, se necessario.

E lei tesseva tele d’incanto nei giorni tutti uguali, dalle sue lacrime germogliavano i frutti della bellezza inconsapevole, quella che più segna il passo degli esseri umani.

Quante volte l’ho salvata, e quante volte è stata lei a salvarmi.

Quante volte ho ricomposto i frantumi di me stesso nei suoi occhi, quante volte l’ho sentita sorridere nascosta nel mio petto.

Un rincorrersi eterno, la nostra storia.

Un frammento di misteriosa celluloide.

Un anelito di libertà, fino alla fine del mondo.

Un perdersi senza cercarsi, uno slancio verso il cielo.

Senza mai un diniego, senza condizioni.

 

Poterla sfiorare un’altra volta.

Solo questo vorrei, adesso.

Sarei disposto anche a dimenticare tutto, a cancellare ogni traccia di lei sui fogli della mia vita.

Mi annullerei.

Mi smemorizzerei.

Venderei i ricordi al miglior offerente, a costo di rivederla.

Se potessi, lo farei.

Farei svanire tutto, per un soffio.

Per una carezza.

T.B.P.J.M.R.